Nel Ponente Ligure,
ai piedi delle Alpi Marittime troviamo la Valle Arroscia

Cosio d’Arroscia, insieme agli altri borghi antichi di questa Valle possiede un patrimonio di tradizioni e riti popolari tramandati da molte generazioni.

Tradizione

Gli abitanti nella valle non sono numerosi rispetto al secolo scorso, ma continuano a tramandare le loro tradizioni con fierezza. Hanno le loro feste alle quali portano costumi e maschere tradizionali e la cultura culinaria raccoglie la preziosa conoscenza delle erbe benefiche.

Agricoltura

Qui si gode di quello che offre la terra con il duro lavoro. Non esiste l'agricoltura intensiva. In tutta la Valle la produzione agricola è limitata ma la qualità è alta. L'aglio di Vessalico è un presidio Slow Food, venduto al mercato di Vessalico, prodotto nei paesi dell'Alta Valle Arroscia.

Allevamento

Piccole aziende familiari che portano al pascolo gli animali sui prati montani. Questo tipo di allevamento favorisce il benessere degli animali e la produzione di carne e latte di alta qualità.

Abbiamo voluto sviluppare questo progetto a Cosio D'Arroscia 

Un paese che ha il grande merito di essere una comunità coesa: qui il legame che si crea fra le persone è forte e autentico. Sentiamo che viene apprezzato davvero il nostro impegno di dare forma a qualcosa di nuovo in un paesino che ha temuto l’abbandono.

Trasferire la nostra vita a Cosio d’Arroscia ci ha ridato tanto dal punto di vista umano. La vita qui è sicura, tranquilla, protetta dal senso di appartenenza. Una comunità davvero meravigliosa.

In foto gli organizzatori della Pro loco di Cosio d'Arroscia

La vigna era stata affidata al padre di Vito da suo nonno

La vigna apparteneva alla famiglia di Vito, ora è compito suo portare avanti la tradizione. Da qualche anno ha iniziato a mantenerla con la sua compagna e spalla Teresa.

Situata a circa 700 m s.l.m.,  a pochi passi dal centro storico di Cosio d’Arroscia, dove è possibile scorgere la bellezza dell’Alta Valle Arroscia, con i suoi boschi e antichi borghi.

 

 

È ora in corso un progetto di recupero dei terreni abbandonati attorno alla nostra azienda, per reimpiantare i vigneti che esistevano un tempo. 

Lo scopo: valorizzare il territorio e portare una viticoltura di montagna moderna e sostenibile.

il_vino_di_Cosio

Il nome Cosiate non deve essere inteso come un’indicazione geografica tipica. Era la maniera informale con la quale le persone del posto intendevano il vino che veniva prodotto a Cosio seguendo le conoscenze tramandate dalla famiglia. 

L’eredità lasciata alla nuova generazione consisteva nel guidarle per ottenere un vino con una sua specificità, ben riconoscibile, per questo: Cosiate.

Lo si faceva in piccole cantinette e ce n’erano diverse in giro per il paese, allestite nei seminterrati delle vecchie case in pietra e l’uva vi veniva trasportata sulle spalle o a dorso di mulo con i “garossi” (tipico contenitore in assi di legno con anelli di ferro dalla forma particolare adatta a essere legata al basto del mulo o dell’asino).

Grazie al movimento Internazionale Situazionista (di cui abbiamo parlato in questo articolo) possiamo trovare diversi libri che ci parlano di Cosio in quel periodo (metà ‘900), e ci restituiscono un’immagine dei suoi abitanti. Da qui li conosciamo come persone semplici, concrete, orgogliosi del vino che producevano da sé. Non ci pensavano due volte a mettere in mano un bicchiere del loro vino ad amici e visitatori, e Guy Debord (esponente dell’IS) ne scrisse nei suoi appunti; parlando delle sue passioni ha scritto: “fra il piccolo numero di cose che mi sono piaciute, e che ho saputo ben fare (“nella vita” n.d.r.), bere è senza dubbio quella che ho saputo fare meglio. Sebbene abbia molto letto, ho bevuto di più”. Prendendo un bicchiere da ogni cantina di Cosio ci lascia la testimonianza sincera e personale di quelle giornate passate a Cosio nell’estate del ’57, all’insegna di vino e tante risate fra amici (come si legge nel libro “un’imprevedibile situazione” della scrittrice Donatella Alfonso). Guy era mattiniero, dai tavoli del bar vedeva man mano svegliarsi chi aveva bisogno di più riposo (per via delle fatiche del lavoro in campagna), aspettava pazientemente come ogni mattina che aprisse il bar per farsi versare un litro di vino Cosiate a colazione. Per questo si legge che ai Cosiesi piaceva quel signore intellettuale, che al posto del caffè, bevanda frivola, ordinava il loro vino locale al quale ci si riferisce per lodarne l’apporto nutrizionale che serviva ad aprire la giornata col giusto stato d’animo prima di cominciare a lavorare.

L’Ormeasco è il vino rosso che possiede la DOP nella Valle Arroscia.

Il terroir ha un'influenza significativa sul vitigno Ormeasco, conferendogli caratteristiche distintive che lo differenziano dal Dolcetto piemontese. Primo fra tutti: il clima

La crescita della vite nella valle è influenzata dalla vicinanza del Mar Mediterraneo da un lato, e alle sue spalle le Alpi fanno da scudo per placare i venti gelidi del nord. Nelle stagioni più calde rimangono fresche le zone più ombrose ed umide della vallata.

Le precipitazioni sono distribuite in maniera irregolare durante l’anno. Di base sono massime in autunno, con qualche variazione di anno in anno, anche per via dei recenti cambiamenti climatici.

C'é un particolare microclima che varia a seconda delle zone che sono più o meno in ombra; la biodiversità dipende dalla pendenza, dalla ventosità e dalla natura del suolo. Questi fattori fanno sì che ci sia una grande ricchezza faunistica e floristica.